Nella solennità dell’Epifania padre Placido ha riflettuto sulla protagonista di questa festa, che sta nel suo stesso nome: la luce. Parlare di luce oggi può sembrare provocatoria: è un tempo in cui sembra che le tenebre prevalgano; ma non bisogna dubitare: la luce dissipa le tenebre e illumina anche i giorni che verranno. Ecco le parole del parroco:
“All’Epifania la liturgia prevede che si annuncino le feste che verranno; è un annuncio di luce, perché significa avere la conferma che il Signore continuerà ad accompagnarci tutto l’anno attraverso la luce che viene dalle sue celebrazioni, per saper distinguere nella notte del mondo la stella che indica il giusto. Questo mondo ha bisogno di ritrovare la strada… lasciatemelo dire: spesso le istituzioni convenzionali, appesantite da troppi interessi, non sanno indicare la strada. Allora è necessaria questa segreta capacità del cuore di mettersi in attesa vigilante e scrutatrice dei segni che sono dati a coloro che sanno ancora leggere la verità di Dio nella natura, nelle ispirazioni interiori, in ciò che indica la Parola.
Per cogliere la luce di questa festa è necessaria una spoliazione del cuore, il Vangelo di oggi ci dice chiaramente che chi era più apprezzato dal punto di vista umano e sociale e religioso, Erode, proprio lui non ha visto e non ha capito nulla; devono arrivare tre pagani, tre stranieri che nulla avevano a che fare con la storia di Israele, per cogliere il senso di una millenaria promessa. Perché tanta cecità da parte di chi in teoria aveva i mezzi per comprendere? Perché quando presumiamo di sapere noi non vediamo più nulla, quando ci appoggiamo sul nostro ruolo noi non siamo più in grado di abbassarci di fronte all’inevitabile splendore della verità.
Allora vediamo che, ieri come oggi, chi dovrebbe incarnare i valori che nascono da questa luce si smarrisce dietro alla ricerca del prestigio, del potere, del denaro. Se c’è una luce che manca oggi è in particolare la luce della verità. Io mi auguro che sappiamo mantenere nel nostro cuore quello spazio libero da preconcetti, da odi, da falsità, lo spazio che ci permette di valutare ciò che viene detto. Guardate che ci sono dei momenti, in questi giorni, in cui anche massime autorità dicono cose strane. Ma ricordiamoci che ciò che è male è male e ciò che è bene è bene, ciò che è buio è buio e ciò che è luce è luce. Nell’inno meraviglioso che apre il Vangelo di Giovanni, il prologo giovanneo, c’è una frase che una volta si traduceva così: ‘La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta’; certo che le tenebre non accolgono la luce, ma nel senso che le tenebre semplicemente si dissolvono quando arriva la luce; infatti adesso traduciamo: ‘La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta’.
Noi siamo figli della luce, perciò non dobbiamo essere timorosi, titubanti, incerti: sappiamo che sarà la luce a vincere e a prevalere e di questo non dobbiamo dubitare! Le tenebre non hanno vinto la luce! E per quanto questo mondo sembri cercare di dimostrarci che alla fine prevale la prevaricazione, la superbia, l’ingordigia, non dubitiamo mai della luce, della stella che illumina una povera grotta, dove, in estrema povertà, Dio si fa uomo e apre le sue tenere braccia ad accogliere tutti, senza preclusione di nazionalità o religione o censo o cultura. Ciò che è piccolo viene accolto, ciò che tenta di imporsi resterà nella sua estrema solitudine.
Allora oggi salutiamoli e accogliamoli questi tre uomini che chiamiamo magi, e non maghi, solo per un senso malcelato di difficoltà di fronte alla magia, che oggi ci rimanda solo a ciarlatani e ciarlataneria: sono maghi che avevano scoperto che la magia è nelle cose e se sai leggere trovi persino i segni del re del mondo che viene. Chiediamo un po’ della magia del Natale e dell’Epifania per entrare nella luce santa! È ancora possibile entrare in questa santa luce e se vi entreremo sarà davvero festa!”.