La Prima Domenica di Quaresima ha ospitato le Messe con le famiglie di catechesi e proprio in dialogo con i bambini padre Placido ha costruito l’omelia. Ecco le parole del parroco:
“Oggi le letture sono per certi aspetti anche simpatiche. La prima lettura parlava di Noè, che costruì la grande arca e ci mise tutti gli animali, perché Dio gli aveva detto di farlo per salvarli dal diluvio; ma perché non gli ha detto di metterci tutti gli uomini? L’essere umano si era comportato molto molto male: pensiamo alle guerre, che certo non sono combattute dagli animali, le fanno gli uomini… e quando cade una bomba anche gli animali ne risentono e muoiono e soprattutto muoiono le persone e ci sono bambini che non trovano più i propri genitori, la propria mamma, il proprio papà – e le guerre non risolvono niente e noi siamo qui per pregare anche per questo. Davanti a tutto questo Dio dice una cosa bellissima: voglio fare alleanza con voi, vi prometto che non verrà più un diluvio a distruggere tutto. Ma per non dimenticarsene Dio mette un segno, un segno tra la terra e le nubi: l’arcobaleno. Allora anche noi, quando guardiamo l’arcobaleno, dovremmo ricordarci di Dio, coi suoi colori misteriosi e bellissimi, perché l’arcobaleno riunisce la terra al cielo e se trovi questo punto di unione tu hai trovato il tuo tesoro, che è la luce.
Anche il salmo responsoriale ci ha fatto dire qualcosa di molto bello: abbiamo detto che il Signore è buono, indica la via ai peccatori e ci insegna la sua via. Voi state facendo catechesi per imparare la via che ha fatto Gesù, le vostre catechiste vi stanno guidando insieme alle vostre famiglie. Poi nella seconda lettura abbiamo sentito una pagina di San Pietro, che torna a parlare del diluvio, ma Pietro dice che quell’acqua così incredibile ha salvato le persone, per mezzo dell’acqua e non dall’acqua furono salvate, perché l’acqua impedì che affondassero, tenendoli su; allo stesso modo, dice San Pietro, l’acqua del Battesimo ci tiene su in un mondo in cui rischiamo di sprofondare. Quando litighiamo, quando ci sono cose brutte che accadono è come se sprofondassimo; allora – dice San Pietro – ricordati del tuo Battesimo, perché quell’acqua ti tiene su e ha il potere di salvarti.
Infine il Vangelo ha raccontato di Gesù che va a fare i suoi quaranta giorni di preparazione nel deserto; chi l’ha mandato lì? Lo Spirito Santo, dice il Vangelo. E perché l’ha mandato lì? Sempre il Vangelo dice: perché fosse tentato. Tentare vuol dire mettere alla prova e Gesù viene messo alla prova, ma vince, perché non cede alla tentazione. Dovete sapere che quando si è piccoli le tentazioni sono piccole, ma quando siamo grandi le tentazioni sono grandi e noi qualche volta non riusciamo a superare la tentazione; che fare in questi casi? Non dobbiamo disperarci, non dobbiamo rattristarci; piuttosto chiediamo perdono, però poi anche esercitiamoci per non cadere più in tentazione. Sant’Antonio Abate nel deserto era quotidianamente messo alla prova e un giorno chiese a Gesù di vedere tutte le tentazioni che ci sono nel mondo e Gesù gli mostrò un sacco di trappole; allora Antonio chiese a Gesù: con tutte queste trappole chi mai potrà salvarsi? Gesù rispose: Antonio, togli le tentazioni e nessuno si salverà. È così: non cresciamo se non siamo messi alla prova, ci servono le verifiche, le prove per esercitarci e per crescere.
Anche oggi Gesù ci ha dato un grande insegnamento: ringraziamolo ora dal cuore per questo insegnamento! Ci serve anche la pazienza nella prova e la gioia di superare le tentazioni e di trovare il perdono nel caso in cui non le abbiamo superate”.