Nella Quarta Domenica di Quaresima, detta Laetare e nella quale i paramenti si fanno rosacei, il Vangelo di Giovanni propone le parole che Gesù disse a Nicodemo di notte e su queste parole si è concentrato padre Placido nell’omelia; queste le sue parole:
“Nicodemo è l’adoratore notturno della presenza del Signore: va da Gesù di notte per non essere visto e anche forse perché di notte tutto tace e si può avere un’intimità maggiore con il Maestro. Infatti la notte può essere il luogo dell’intimità oppure il luogo che si sceglie per poter fare il male: quando Giuda tradì – Giovanni nota – ‘era notte’.
Dunque c’è la notte che si cerca per fare il male e c’è la notte che è assenza di rumori, di attività, di preoccupazioni, per poter ascoltare la voce del Maestro. E che cosa dice Gesù a Nicodemo? È davvero una rivelazione notturna, perché nel buio Gesù parla di luce: chi fa la verità viene alla luce, chi fa il male non viene alla luce. Venire alla luce è un’espressione che noi usiamo anche come sinonimo di nascere: è venuto alla luce il bambino. Allora Gesù ci sta dicendo: se vuoi nascere, o meglio rinascere, devi scegliere la luce, se scegli la luce vieni alla luce e nel venire alla luce si realizza la tua nascita. Ma come dobbiamo comprendere questa rinascita? Paolo ce ne dà un’immagine bellissima: quando ti liberi da tutte le presunzioni religiose di cui alle volte siamo anche noi vittime; infatti Dio ci ha salvati per grazia e non in virtù delle opere buone che facciamo. Piuttosto Dio ci ha salvati affinché noi potessimo essere opera sua.
Allora rinascere vuol dire diventare l’opera di Dio. Alle volte è relativamente facile fare buone opere; molto più difficile è diventare l’opera di Dio. Infatti nelle buone opere rischia sempre di nascondersi un certo protagonismo e allora ecco che il mio ego religioso mi dice: guarda come sei bravo a fare tutte queste cose buone! Invece se tu diventi l’opera di Dio allora tutto tace, perché solo il divino Maestro è all’opera e il Padre impasta e rimpasta e forma questa argilla che è la nostra vita, perché possiamo prendere la forma da lui desiderata. Diceva San Francesco: essere cedevoli come l’argilla nelle mani del vasaio, flessibili come un giunco nelle mani di chi sta facendo ceste; questo è diventare l’opera di Dio.
Allora oggi, a questo punto del nostro cammino quaresimale, comprendiamo bene il vero scopo delle opere buone che dobbiamo fare in Quaresima, digiuno preghiera ed elemosina: diventare noi l’opera di Dio, altrimenti non serve a niente. Chiediamo al Maestro buono di renderci docili discepoli, che ogni giorno si lasciano plasmare, perché Dio possa donare al mondo la sua opera, che è un’umanità rinnovata e riconciliata nel suo amore e nel suo perdono”.