La festa di Pentecoste è stata quest’anno per l’Unità Pastorale anche il giorno della Messa di Prima Comunione. Qui l’omelia che padre Placido ha tenuto in una delle altre Messe nelle nostre comunità. Ecco le parole del parroco:
“Come è bella questa festa! Cinquanta giorni dopo Pasqua, la festa che dà la direzione, ecco tutta la pienezza del mistero pasquale.
È importante che non ci sentiamo orfani, che non ci sentiamo sfiniti: il mistero pasquale è venuto a dirci che Dio è vicino, vicino alla nostra sofferenza, vicino alla nostra inconsistenza. Di fronte alla nostra miseria e alla nostra povertà rischiamo di perderci d’animo e di coraggio: quante cose, apparentemente o anche concretamente, vengono a dirci che non siamo adeguati, che non siamo all’altezza, che non ce la faremo, che siamo manchevoli. Ma arriva la Pentecoste, arriva lo Spirito Santo e soffia e sussurra e mormora nel profondo del nostro cuore: davvero tu sei l’amato, il figlio per il quale Cristo ha dato tutto se stesso. E anche andandosene non ti ha lasciato solo: ti ha lasciato proprio lo Spirito.
Qui c’è tutto il mistero della nostra fede: pensate forse che la nostra fede andrà avanti a forza di campagne pubblicitarie o vocazionali o di ricatti di tutti i tipi? No! La nostra fede andrà avanti se diventeremo un popolo spirituale, che sa ascoltare la voce dello Spirito! Cosa c’è di più impalpabile del soffio, della ruah, come dice l’Antico Testamento, lo Spirito che aleggia sulle acque fin dalla Creazione? Lo Spirito c’è all’inizio della Scrittura, c’è in tutta la Scrittura e c’è alla sua fine, nel libro dell’Apocalisse. Lo Spirito è all’origine e alla fine ed è anche e soprattutto adesso: adesso ci accompagna, adesso ci guida, adesso – come ci ha promesso Gesù – se lo accogliamo diventa in noi una sorgente di acqua viva, anzi un fiume di acqua viva.
Allora com’è che lo Spirito Santo è rimasto così disatteso e inascoltato? Forse perché noi abbiamo paura di parlarne, perché quando una persona diventa capace di ascolto e lo Spirito guida all’autenticità e alla libertà, allora non siamo più ricattabili da nessuno. È un lavoro difficilissimo, ma lo Spirito lo impone e ci rende liberi dalle suggestioni del mondo, dalle paure, dalle nostre ambizioni di tutti i tipi, religiose e politiche. Lo Spirito discende e anima dal di dentro e indica la via. Per questo a chi è abituato a comandare e ottenere obbedienza fa paura questo Dio che parla al cuore, che non crea schiavi, ma figli e figli di Dio, liberi per vocazione.
Lo Spirito è dono di tutto il mistero pasquale e quindi noi oggi festeggiamo la Pentecoste perché il Cristo ha sofferto, è morto e risorto, è asceso al cielo: senza tutto questo non ci sarebbe lo Spirito Santo. Allora oggi è come se accogliessimo il dono di tutto l’amore e la sofferenza e la fatica e la pazienza e l’umiltà che Gesù ci ha mostrato con la sua morte: se Gesù ci si presentasse grondante di sangue ci direbbe: faccio questo perché tu abbia lo spirito Santo. Non si può buttare via questo dono, non si può restare indifferenti, non si può non fare Pentecoste. Allora per un momento fermiamoci e ringraziamo il Maestro, che ha sofferto ed è morto per noi, per donarci lo Spirito: accogliamo il suo santo dono e dal profondo benediciamolo”.