“Oggi è una grande festa, la festa del ‘Corpus Domini’, e in questa festa le letture parlano di altari e tavole.
Mosè prepara un altare, che è una tavola molto particolare, perché lì non si pensa solo a mangiare, si vuole offrire qualcosa a Dio e Mosè e il suo popolo decidono di sacrificare un animale al Signore, per dire a Dio: noi crediamo in te, ti vogliamo bene e ti offriamo questa cosa preziosissima… ah, se Mosè avesse avuto da offrire quello che abbiamo noi!
Gesù nel Vangelo fa preparare un’altra tavola, che rimanda anche all’altare di Mosè. E noi questa tavola-altare ce l’abbiamo e non dobbiamo nemmeno sacrificare un animale. Giovanni il Battista, vedendo passare Gesù, disse che lui era l’agnello di Dio: Gesù stesso è l’agnello sacro, lui stesso si offre. Gesù è venuto a insegnarci che noi non dobbiamo fare sacrifici per lui, bensì è lui che si sacrifica per noi.
Allora cambia tutto rispetto a quando Mosè sacrificava animali; ora è Dio che si sacrifica per noi e Gesù ci ha insegnato come: prendete il pane, prendete il vino, fate la preghiera di benedizione, consacratelo e questo non sarà più il pane, perché questo è il mio Corpo, e questo non sarà più il vino, perché questo è il mio Sangue. Ecco il sacrificio più grande, più prezioso, più bello!
Sacrificio è una parola latina e significa ‘compiere un’azione sacra’, ma significa anche ‘diventare azione sacra di Dio’. Allora noi riceviamo il sacrificio di Gesù perché a nostra volta impariamo a compiere cose sacre. Noi oggi festeggiamo insieme questo dono attorno all’altare. Ma l’altare principale non è fuori, è dentro di noi. Allora in un attimo di silenzio sentiamo che l’altare è pronto dentro di noi e noi riceviamo ogni volta il suo Corpo, il Corpo del Signore che si sacrifica per noi perché ci ama. Ringraziamo per questo dono infinito!”.