“Dobbiamo essere ciò che siamo nel modo migliore possibile”

Nel Vangelo della Undicesima Domenica del Tempo Ordinario Gesù parla del Regno di Dio usando parabole legate alla terra e proprio su questa scelta ha riflettuto padre Placido; ecco le sue parole:
“Che bello questo insegnamento di Gesù, quel Gesù che noi chiamiamo Maestro, l’unico Maestro, perché nessun altro è maestro a parte Gesù. E di cosa ci parla questo Maestro? Ci parla delle cose del Cielo, ci parla del Regno di Dio. Ma come ne parla? Gesù parla delle cose del Cielo utilizzando immagini della terra, immagini molto umili e semplici: il Regno di Dio come un uomo che semina.
È bello questo Gesù che ci parla delle cose di Dio usando le immagini della terra: quante volte sentiamo parlare uomini che si credono così potenti che pensano di poter parlare di cose della terra come se fossero cose di Dio! Le scelte che devono fare, le decisioni che devono prendere, presentano tutto come se venissero dall’alto… invece, quando Gesù parla del Regno di Dio, usa immagini semplici, immagini che ci parlano della crescita di una virtù.
E noi siamo quella terra, se vogliamo noi siamo il seme che può diventare un albero grande, una terra seminata, una pianta viva. Quel che dobbiamo fare è preoccuparci di essere ciò che siamo: nessun seme di margherita può diventare una rosa; potrebbe forse dire ‘ma la rosa è più profumata’… ma cosa vuol dire? Tu sei un seme di margherita: diventa la più bella margherita possibile e sii contenta di questo! Spesso noi non siamo contenti di ciò che il Signore ci ha indicato come nostra strada e pensiamo che in altro modo avremmo fatto tanto di più… dobbiamo essere ciò che siamo nel modo migliore possibile, perché Dio gioisce dei suoi figli che diventano ciò che sono nella loro forma più bella.
Guardiamo al piccolo seme di senape: messo in una mano non si sa distinguere da un granello di polvere, ma diventato grande gli uccelli addirittura possono fare il nido alla sua ombra; qualunque persona compie un percorso spirituale per una strada può dare aiuto e soccorso ai suoi fratelli. Ma non illudiamoci: se noi non facciamo la nostra parte non possiamo aiutare nessuno. Come è importante allora che siamo autenticamente noi stessi, non solo per noi stessi, ma anche per le persone che amiamo e anche per quelle che neppure conosciamo: la persona che percorrere la via della virtù, quando pratica una virtù apre una strada verso quella virtù e permette ad altri di avvicinarsi a quella stessa virtù; e così una persona benevola suscita benevolenza, una persona umile suscita umiltà, una persona soccorrevole spinge gli altri a essere soccorrevoli. Chiediamo al Signore di diventare ciò che dobbiamo essere, per il bene nostro e di tutti”.