Nella Dodicesima Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo racconta di Gesù e i discepoli che attraversano il lago in tempesta e Gesù si addormenta; ma è un sonno pieno di fiducia, come ha ben spiegato padre Placido nell’omelia; ecco le sue parole:
“Siamo qui insieme per un ascolto profondo, che raggiunga il cuore; quindi siamo qui, ma siamo anche lì, su quella barca, quella sera, nella traversata del lago. Siamo lì perché in definitiva la nostra vita stessa è una traversata del lago, anche se alle volte non ci pensiamo, ma siamo tutti diretti verso l’altra riva.
Quella sera Gesù, dopo che aveva parlato del seme, un seme che ha una forza interiore incredibile, vegli o dorma il contadino il seme cresce e anche se è piccolo può diventare grande come il seme di senape; dopo aver raccontato tutto questo Gesù dice: ‘Passiamo all’altra riva’; e il Vangelo nota: ‘I discepoli lo presero con sé, così com’era, nella barca’. Prendere Gesù con sé: purtroppo noi non lo sentiamo questo affidamento che Gesù fa di se stesso a noi, ma è necessario prendere Gesù con sé così com’è; qualche volta lo prendiamo solo a modo nostro e non così com’è, perché prenderlo così com’è significa accettare anche le parti difficili, quelle che non ci piacciono o che soprattutto non comprendiamo: ecco la grande difficoltà.
La prima lettura ci parla di Giobbe. Giobbe chiede conto a Dio dei suoi mali: perché mi sta andando tutto male? E mette sotto accusa Dio. Ma Dio, prima di rispondergli, gli ricorda chi è e quello che ha fatto: chi ha chiuso tra due porte il mare, chi lo ha fasciato di nubi, chi ha messo un limite al mare dicendogli: arriverai fin qui e non oltre? Allora Giobbe capisce che se Dio ha fatto così al mare, quello stesso Dio saprà cosa fare e dobbiamo fidarci, perché Dio non è tenuto a dare spiegazioni.
Se è così, prendere Gesù sulla barca così com’è significa tante volte nella vita rinunciare alle spiegazioni, fidarsi di lui e fidarsi soprattutto quando arriva la tempesta. ‘Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva’; la poppa è la prima parte della barca che affonda e Gesù è sul cuscino e dorme; ricorda un po’ il sonno dei bambini: può succedere di tutto attorno, ma quelli dormono. In questo sonno di Gesù c’è una grande fiducia in chi sta governando la barca: ha detto ai discepoli ‘andiamo all’altra riva’, perciò adesso facciano loro, sono marinai esperti, sono pescatori da una vita, quello è il loro lago, quante tempeste avranno affrontato! Com’è che alle volte perdiamo la bussola e magari ci rivolgiamo a Dio e chiediamo che ci pensi lui… Gesù si fida di noi, siamo noi che non ci fidiamo di noi.
Nella traversata Gesù si fida, gli altri no e piuttosto spesso gli chiediamo: ‘Maestro, non ti importa che siamo perduti?’. Come non gli importa? Ogni volta che la vita ci mette di fronte a qualcosa di più grande di noi, a una sofferenza che ci sembra di non sopportare, allora ci sembra che Dio non abbia cura di noi… mentre è certo che gli importa! Nella traversata descritta nel Vangelo si dice che c’erano anche altre barche; lo sappiamo: ogni tanto qualche barca arriva prima, ogni tanto qualcuno che era sulla barca con te sale su un’altra barca e beato lui se conserva nel cuore la certezza di dove sta andando e beati noi se sappiamo che ci ritroveremo tutti a riva, perché allora anche il distacco acquista un senso. Allora Gesù si desta e ci pensa lui, come Dio si era preso cura del mare e l’aveva fermato, Gesù al lago dice ‘taci, calma’. Quante volte Gesù nelle nostre tempeste ci dice queste parole e quante volte noi anneghiamo dentro un bicchiere d’acqua… fidati! Quanti problemi che non esistono, quante lamentele vuote: taci!
La domanda con cui dovremmo andare via da questa Messa è quella con cui si conclude il Vangelo: ‘Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?’. Gesù è colui che mi dà la direzione, colui che mi guida, che mi aspetta all’approdo e lui stesso è l’approdo. E quando non lo sento, quando mi pare che non intervenga, allora il Signore sta riposando, ma sa tutto. Chiediamo al Signore di darci questa fede e di godere sempre della sua presenza, sia nell’azione che nel silenzio, perché sulla nostra barca egli guida la vita nostra e di tutti”.