“Siamo nell’abbraccio di un re onnipotente e misericordioso”

La XXXIV Domenica del Tempo Ordinario è l’ultima dell’anno liturgico e per l’Unità Pastorale è stata anche l’inizio dell’anno catechistico, che si è scelto quindi di cominciare nella festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo e proprio su questa celebrazione si è concentrato padre Placido nell’omelia; ecco le sue parole:

“Come è importante oggi per noi vivere bene questo mistero della regalità del Cristo, questa festa che dà compimento a tutto l’anno liturgico. Dove va la nostra vita? La conclusione di quest’anno liturgico ci dice che la nostra vita va diretta a colui che è re dell’universo.

Allora dobbiamo ritrovare fiducia, anzi direi serenità tra le tante tribolazioni, perché è evidente che siamo indirizzati al Cristo: egli ci attende per ricapitolare tutto in sé e mostrarci quale sapienza misteriosa è stata racchiusa nella nostra breve esistenza terrena. Il profeta Daniele lo vede nelle visioni notturne… chissà come sono le nostre visioni notturne, quando il sonno alle volte ci abbandona e la mente si riempie di immagini alle volte faticose e angoscianti: oh, se potessimo contemplare nelle visioni notturne il figlio dell’uomo che viene sulle nubi! Si tratta di  un’immagine che, lungi dal farci paura, dovrebbe farci sentire al sicuro: alla fine il Cristo sarà tutto in tutti e sua sarà l’ultima parola.

Non dobbiamo temere! Dobbiamo temere solo di vivere come persone che non sanno dove stanno andando, non sanno chi le aspetta, non sanno da dove vengono… quanta tristezza allora, quanta indeterminazione, non sappiamo più chi siamo… ecco allora il Cristo che viene a rivendicare ciò che è suo e tu appartieni a lui. Questa è la forza che dà la vita per ottenere ciò che è suo; e come l’ha ottenuto? Forse come i re di questa terra, che per ottenere ciò che non è loro uccidono e rubano e imbrogliano? Questo re, per ottenere ciò che è veramente suo, offre la sua vita sulla croce! E in quelle braccia spalancate assume in sé tutta la storia dell’umanità, tutta la nostra storia personale.

Ecco allora che questa festa diventa motivo di grande fiducia e di grande gioia. Giovanni, nelle sue visioni, loda ‘colui che ci ha liberati dai nostri peccati’: siamo stati liberati; certo poi c’è la fragilità umana, ci sono le nostre incapacità, perché siamo gravati da una materia chiamata a spiritualizzarsi; ma il Cristo ci ha liberato col suo sangue e fa di noi un regno di sacerdoti e noi oggi siamo qui per celebrare il nostro sacerdozio, ripresentando il Corpo e il Sangue del Signore e rispondendo così al suo dono, proprio vivendo il nostro sacerdozio battesimale. E allora guardiamo a questo Gesù: è la festa di un re che il Vangelo ci ha presentato in balia di uno dei tanti tiranni di questo mondo, Pilato: davvero alle volte il Vangelo e il Cristo stesso sembrano bistrattati dai tiranni di questo mondo, ‘fecero di lui quello che vollero’, dice la Scrittura; badiamo bene, come Chiesa, di non fare di lui ciò che ci gira per la testa! La via del Cristo è chiara e limpida ed è una via di umiltà, di servizio, di semplicità e di verità e ogni volta che ci scostiamo da questa via non siamo più suoi, non annunciamo più il suo regno, ma uno dei tanti piccoli grandi regni di questo mondo. La via del Cristo è quella di consegnarsi: ‘Io sono re’, non nega la verità, anzi ‘sono venuto a dare testimonianza alla verità’ e se non rinasci dalla verità non puoi ascoltare la sua voce.

Ci affidiamo a questo re che dà la vita per noi, anche oggi misticamente, perché ogni celebrazione eucaristica è il re che scende a dare la vita per riprendere ciò che è suo, cioè noi. Ogni Messa ci conferma il nostro senso di appartenenza a Dio e lo riattualizza, perché veramente si compie il suo dono. Non temiamo nulla, siamo nell’abbraccio di un re onnipotente e misericordioso che gode soprattutto nell’abbracciare ciò che è povero, ciò che è fallito, ciò che è debole. Guardiamo con gratitudine alla regalità del Cristo, perché questo re ci ha scelti e senza di noi il suo regno non gli piace, Egli ci vuole con sé”.