Nella Prima Domenica di Avvento il parroco ha proseguito una riflessione sul tempo iniziata in qualche maniera nella domenica precedente e ha introdotto così appunto al Tempo di Avvento; ecco le parole di padre Placido:
“Nella prima lettura di oggi il profeta Geremia dice: ‘Ecco, verranno giorni’. I giorni vengono, molti di noi ne hanno trascorsi già tanti e altri ne verranno. Il tempo passa e aggiunge giorni alla vita; ma il tempo si limita ad aggiungere appunto giorni… che cosa dobbiamo aggiungere noi? Ognuno può aggiungere qualcosa. Per gli antichi il tempo era un mostro insaziabile, perché il tempo resta, mentre tutte le cose passano; si diceva che il dio Chronos mangiasse i suoi figli, perché niente resisteva e lui solo restava sempre. Abbiamo bisogno di uscire dalla paura del tempo che passa, perché è una paura che alle volte abbiamo anche noi; e dobbiamo cominciare a sentire che verranno giorni abitati dalla presenza di Dio, da una presenza buona.
Ecco il senso della candela che abbiamo acceso: la candela deve guidarci in questo tempo santo in cui accade qualcosa di incredibile: Dio si fa vicino, questo Dio che sempre si dona a noi in modo nuovo. Proprio oggi sentivo che è stata scoperta una stella giovanissima: ha solo quattro milioni di anni… ed è veramente giovanissima rispetto all’universo. Allora Dio, che ha creato tutto quanto, è forse vecchio? No, è giovane il nostro Dio, perché ogni anno viene e si fa bambino e ricomincia la storia con noi. Sull’orologio astronomico il Signore Gesù è entrato nella storia dell’umanità da pochissimo, è come se si fosse incarnato cinque minuti fa o anche meno; da quel momento il Signore Gesù ci ha fatto una promessa: ‘Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’. Allora ecco questo tempo santo che cominciamo insieme oggi, quando il rito ci aiuta a capire il mito, cioè il racconto: il rito di accendere una candela significa che apriamo un tempo di luce.
Crediamo tutto questo, dobbiamo essere abitati da una speranza forte, perché la speranza realizza ciò che crede. Non basta una fede qualunque, ci vuole una fede piena di speranza, una fede che sia portata per mano dalla speranza: il Signore viene anche quest’anno; e non perché ce lo siamo meritati o perché abbiamo fatto i bravi bambini, ma perché ne abbiamo estremo bisogno. Allora questo tempo di Avvento, che la Chiesa, attraverso il discorso escatologico di Gesù, ci presenta parlando di un tempo che passa e di un mondo che finisce, non è caratterizzato da paura e timore, ma da speranza: quando accadranno queste cose risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
Si fa vicino il Signore e questo è l’Avvento, il tempo per preparare la venuta, per prepararci al Natale, innanzitutto lasciando che il mondo venga e se ne vada: bisogna liberarsi delle cose vecchie. Abbiamo paura di mollare tutto, eppure tutto dovremmo lasciare e l’Avvento ci può insegnare proprio questa capacità di lasciare, soprattutto tutti i giudizi ormai morti e che non servono più a nulla, anche i giudizi su noi stessi e sulla nostra vita, i momenti in cui ci accaniamo sul giorno di ieri che è passato con rimpianti che dicono ‘se avessi fatto diversamente’… questo non serve, è un’acqua che è già passata. Non guardare all’acqua passata, non vedi che proprio ora nasce una sorgente? Hai sete? Abbeverati! E non dire mai ‘se avessi bevuto’.
Dio si fa vicino, ma ha bisogno di persone che l’attendono; e se siamo già sazi, se siamo già contenti di noi e di come vanno le cose, non possiamo attendere Dio; invece se dentro di noi c’è un dolore, una sofferenza, l’impressione che le cose non vadano come dovrebbero andare, allora non limitiamoci a una lamentela sterile, ma invochiamo: ‘Vieni, Signore Gesù’. Non maledire il buio, ma accendi una luce; non dire ‘che disastro questo mondo’, ma mostra l’inizio di una nuova umanità, di persone illuminate che piano piano accendono una luce nel mondo. Da soli non possiamo farcela; per questo, in un momento di silenzio, invochiamo personalmente il Signore, pensiamo innanzitutto a noi stessi e alla nostra famiglia e alle tante situazioni che attendono questo Avvento, questa venuta del principe della pace”.