“Questa è la festa di chi trova la gloria di Dio in un bambino”

Nella Messa del Giorno di Natale padre Placido ha ripercorso le celebrazioni di questi giorni, per tentare di leggervi lo stile di Dio; ecco le sue parole:

“Ecco Natale, nella sua semplicità, ma anche nella profondità del suo mistero. Abbiamo iniziato ieri sera con la Messa della vigilia e il Vangelo di Matteo con la genealogia di Gesù, dove si descrive come questo bambino venga all’interno di una storia umana con tutti i suoi limiti: parlando degli antenati di Gesù, Matteo parla anche di persone misere, qualcuno persino cattivo; Gesù non ha scelto una genealogia perfetta, Gesù è venuto in una storia concreta, con tutti i suoi limiti, come noi. Poi ieri nella notte abbiamo sentito la descrizione di ciò che accadde a Betlemme, quel piccolo paese che portava però nel nome un grande destino: per gli ebrei è la casa del pane, per gli arabi la casa della carne e insieme quindi il destino di diventare luogo in cui il Verbo si fa Carne e poi questa Carne si fa Pane nell’Eucaristia. Una storia che continua questa mattina, quando arriviamo al vertice con il Vangelo di Giovanni.

Giovanni è l’aquila che ci descrive il mistero del Natale in modo tutto diverso dagli altri: appunto come un’aquila che dall’alto vede e contempla e scruta, Giovanni comprende che quel bambino è il Logos, la Parola primordiale, colui che è fin dal principio e per mezzo del quale tutto è stato fatto. Infatti in principio era il Logos, il Verbo, ma questo Logos si è fatto Carne e ha posto la propria tenda in mezzo a noi. È il mistero del Natale: la grandezza di Dio si fa bambino e l’eternità entra nel tempo, l’onnipotenza che si fa bambino umile. Se non capiamo così Dio, allora non capiremo nulla, al punto che il Maestro dice: se non diventate bambini, non entrerete. Allora a Natale possiamo permetterci di essere piccoli e riconoscere che un po’ siamo anche sbagliati, che non siamo forse dove avremmo dovuto essere o dove avremmo voluto essere; possiamo riconoscerci così perché questa è una festa che ci riconcilia con le nostre origini, con le nostre sorgenti, perché all’inizio della tua vita c’è il Logos eterno e attraverso di lui sei stato fatto ed egli ti condurrà a perfezione.

Giovanni registra tutto questo: da un lato c’è il fatto che il mondo con la sua mentalità questo Logos, questa Parola non l’ha voluta ascoltare, perché se Dio si fa Verbo il modo per accoglierlo è quello di ascoltarla questa Parola, un ascolto profondo che porti la Parola dalle orecchie al cuore. Chi ha ascoltato così la Parola è Maria: attraverso l’orecchio ha concepito; ed è così anche per noi se ogni tanto riusciamo a fermarci, a fare silenzio, a fermare il chiacchiericcio della mente… ascolta una parola che ti fa bene e portala nel cuore e così la tua vita sarà piena.

Giovanni dice che il mondo non ha accolto il Verbo e qui c’è una grande sfida, perché la venuta del Messia è legata a una promessa di pace e di giustizia; un giorno chiesero a un famoso rabbino: è venuto il Messia nel mondo? Lui rispose: guardate fuori dalla finestra, la gente continua a odiarsi e ad approfittarsi l’uno dell’altro e si fanno del male… come può essere arrivato il Messia? Può esserci una visione dell’umanità per cui non è cambiato nulla e allora a questo bambino possiamo chiedere: che cosa hai fatto? Perché anche in questo Natale accendendo la televisione dobbiamo vedere ancora gente che scappa con l’asinello e il carretto, giovani portati al fronte a combattere guerre che neanche capiscono, le guerre fatte dai vecchi pieni di soldi che mandano a morire i giovani? Perché è ancora così brutto il mondo? Non è ancora arrivato il Messia? Questo bambino potrebbe risponderci: in tutto questo io ho fatto te, ho fatto voi, ho creato il popolo di coloro che lo hanno accolto e a questi ho dato il potere di diventare figli di Dio, cioè figli che agiscono con il cuore di Dio e con la mente di Dio, persone aperte che si sono pacificate con la propria storia, perché spesso tanta violenza viene da non aver fatto i conti con la propria miseria, dal non essersi abbracciati e non essersi accolti.

Questo bambino viene per essere abbracciato e mentre lo accogli lui ti dice che stai accogliendo finalmente te stesso, così come sei, smettendola di fare castelli in aria o di credere a chi ci dice che dovremmo essere sempre un po’ più avanti, un po’ più furbi, un po’ più ricchi, un po’ più potenti… fatela finita! Avete portato questo mondo alla rovina con questa mentalità! Ci avete tolto Dio dal cuore e ci avete rimesso il faraone, emblema dell’ego che ammazza perché pensa di diventare più grande! Natale è pacificazione del cuore, perché il Verbo si è fatto Carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo contemplato la sua gloria. Questa è la festa di chi trova la gloria di Dio in un bambino, la potenza di Dio tra un asinello e un bue, i delegati di Dio nei poveri pastori, la luce di Dio in una stella che brilla. Questa è la storia di Dio; chiediamo di entrare in questa storia con gioia, con pazienza, con serenità: ogni Natale può essere un Natale prezioso che ci fa ripartire. E forse per qualcuno questa Messa è un po’ un’eccezione… non importa: Dio basta incontrarlo una volta sul serio e ti cambia la vita e il resto verrà di conseguenza. Buon Natale! Ognuno senta che quanto è in lui accoglie questo bambino e tutto il bene che è venuto a portare“.