
“Siamo quasi alla fine dell’anno liturgico e la Parola comincia a orientarci verso il senso di ogni cosa. Però badate bene: noi ascoltiamo la Parola, ma la Parola ascolta noi, nel senso che osserva la nostra risposta, vede che cosa porta questa stessa Parola in noi, quale cambiamento induce.
Oggi il Maestro inizia indicando alcuni atteggiamenti di fronte alla fine di ogni cosa. Infatti la fine di ogni cosa non sarà subito, dice Gesù, ma arriverà e anche noi, come il Maestro, possiamo osservare cosa fa la gente quando pensa che la fine sia vicina. A noi sacerdoti è dato il dono di poter accompagnare diverse persone alla fine: quali sono i pensieri che albergano nelle persone quando ormai è evidente che è la fine? Non pensiamo che in quel momento improvviseremo spiritualità non vere, che la pace arrivi da chissà dove… allora sarà svelato il pensiero di ogni cuore, in quel momento nessuna falsità, nessuna recita, nessun imbroglio, nessun mestiere: solo verità nuda, essenzialità, ciò che è nel cuore emerge, ciò che hai custodito durante la vita sarà rivelato, ogni fatica e ogni impegno, la speranza, la bontà, la verità, la bellezza saranno rivelati. Alle volte già qui si vede tutto questo: dove l’albero tendeva per tutta la sua esistenza, lì la sua caduta.
Il Maestro ci insegna a preparare questi tempi: non vi agitate, non diventate matti. Cosa fanno le persone di fronte alla certezza della fine? Diceva Papa Francesco che il sudario non ha tasche: mica puoi portarti dietro le cose! Ma proprio questo pensiero alle volte fa sì che diventiamo più avidi: visto che non mi porto dietro niente, accumulo adesso il più possibile. Sembra strano eppure è così… perché dico questo? Perché soltanto una serena consapevolezza del nostro limite, della nostra fine, che comunque è vicina, può liberarci dall’avidità. La vita altra è vera, è lì, solo un velo ci separa, i nostri cari che sono andati sono vicini e sentono le nostre preghiere e vedono il modo in cui stiamo pregando e godono del nostro ricordo e traggono giovamento da ciò che noi offriamo per loro come buona testimonianza e come memoria e come gratitudine.
Ecco il senso di ricordarli. Ma tutto questo avviene in un luogo preciso. Mentre tutti osservano la grandezza del tempio, il Maestro ricorda che il luogo in cui tutto accade è il tuo tempio interiore. Allora ecco il senso della brevità di questo tempo che passiamo in questa forma di vita. Vita e morte? No: vita e vita. Vita in un’altra forma, vita in un’altra dimensione. Certo la morte segna una fine, ma appartiene a questa vita, è la conclusione di questa vita; però, per un dono incommensurabile del Cristo, questa conclusione non è definitiva. Vita e poi vita. Noi ci appoggiamo alla Parola del Cristo: con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Il cammino alle volte ci sembra lungo, ci sembra faticoso; ma crediamolo: in realtà è breve. E questo deve incoraggiarci: non manca molto all’ingresso nella vita autentica. Chiediamo la santa perseveranza del Cristo, quella perseveranza che è anche pazienza verso i limiti e le fatiche, perché alla fine il Cristo sarà tutto in tutti. Che cosa sia questa meraviglia del Cristo che diventa tutto in ognuno di noi ci sarà dato un giorno di contemplarlo; per ora ci affidiamo a Lei e in un momento di silenzio diciamo la nostra totale fiducia e speranza nel Signore Gesù”.













