
Nell’ultima Domenica dell’anno liturgico si celebra Gesù Cristo come Re dell’universo e su questo si è ovviamente concentrata l’omelia del parroco, he ha preso tuttavia le mosse da un Battesimo che si è celebrato a Brez; ecco le parole del parroco:
“Solo poche parole oggi, perché il Battesimo, che tra un momento celebreremo, già è un’omelia, in quanto ci ricorda le nostre origini. Ogni tanto torniamo alla fonte da cui proveniamo: come un salmone siamo partiti da una sorgente e siamo andati in un vasto mare; e poi si fa ritorno alla sorgente: c’è questo mistero per cui i salmoni tornano esattamente dove sono nati e, se il Signore tratta così pesciolini, come non farà in modo che i suoi figli tornino da dove sono scaturiti, cioè al cuore di Dio?
Dobbiamo essere consapevoli di questo, trovare questa via. E l’indicazione oggi è chiara: finché onori la regalità del mondo non troverai mai la via, finché non ti lasci conquistare invece da questo Re, da questo tipo di regalità che si fa servizio, da questo Re che come abiti regali ha la sua nudità, come trono una croce, come corona una corona di spine, come editto da osservare in tutto il suo regno le parole: Padre, perdona loro, perché sono inconsapevoli, non sanno neanche quello che fanno…
Ecco una persona che si è lasciata prendere dalla regalità del Cristo, ecco un uomo tutto preso dal Gran Re: Francesco d’Assisi, il quale, preso dai briganti e girato sottosopra per vedere se riuscivano a portargli via almeno una monetina e lui non aveva niente, si sentì chiedere da loro: ma tu chi sei che giri per i boschi cantando? Egli disse: io sono l’araldo del Gran Re! E a quel punto i briganti si dissero che quello doveva essere un altro matto e lo presero e lo buttarono nella neve. Ma egli, scossosi la neve di dosso, si riprese subito e si rincamminò cantando in francese. Un uomo libero, liberato. Però nessuno si libera da solo. E da chi allora fu liberato? Da quel Re che, a dispetto degli altri re che ti imprigionano, vuole invece che tu sia te stesso, che tu cammini in libertà.
Proviamo a entrare in questa logica evangelica. Guardate il triste spettacolo dei re che governano questo mondo: sono sciocchi, cattivi, fanno i loro disegni, fanno le guerre e vogliono essere chiamati uomini di pace, fanno gli accordi per il bene dell’umanità e poi scopri che è tutto un vendere e comprare e non c’è una lode in cui non dicano che hanno venduto e comprato tot miliardi di cose… si vendono e si comprano l’umanità, la vita, la dignità delle persone… il Cristo invece restituisce questa dignità con le sue poche parole sulla croce: donna, ecco tuo figlio; figlio, ecco tua madre!
Ecco cosa ci ha lasciato il Gran Re: una madre. Allora ritroviamo le vie di questa regalità umile, essenziale e autentica. Nella preghiera di colletta abbiamo invocato: tutto il Creato riconosca la tua regalità; ecco una splendida giornata: le creature riconoscono la regalità di Dio, essendo se stesse e non diversamente da noi: nel modo in cui viviamo, nella nostra autenticità, diamo gloria al Gran Re. Ci fermiamo un attimo e chiediamo di essere benedetti, amati, perdonati; anzi: lo siamo già, ma dobbiamo sentirci così, questa regalità ci deve entrare nel cuore e allora anche noi potremo percorrere questo mondo con essenzialità, avendo nella gola il nostro canto più bello, il canto della libertà, della verità di ciò che noi siamo, perché siamo tutti figli e araldi di questo Gran Re di amore”.













