
“Tanti secoli, abbiamo sentito all’inizio della liturgia, passarono da quando ci fu il diluvio; da quando Dio stese un segno di riconciliazione e di alleanza tra le nubi, l’arcobaleno; tanti secoli passarono dal sacrificio di Abramo; e poi da Davide; tanti secoli passarono fino all’anno 752 dalla fondazione di Roma, quando, una notte, apparve la grazia portatrice di salvezza per tutti gli uomini, come ci ha annunciato Paolo.
Tante cose accadono, il tempo va nella sua corsa e forse mai come per questa nostra generazione i tempi sono frenetici; ma ecco che Dio ci offre un’opportunità per fermarci, riflettere, godere di una presenza. In questo tempo in cui i rapporti interpersonali vanno rarefacendosi, in cui si preferisce mediare l’incontro e la voce e la presenza, Dio non media, Dio si fa presente, Dio incontra, Dio guarda di persona, Dio ascolta e in questa notte santa accoglie tutti.
E allora ecco questa corte che si crea intorno a questo luogo semplice e povero, la grotta di Betlemme. A questa grotta non arriva la nostra presunzione, non arriva la nostra ricchezza, a questa grotta arriva la nostra povertà; non arrivano le certezze che abbiamo, anche dal punto di vista religioso, ma arriva la nostra sete di imparare e di conoscere e di capire. A questa grotta arrivano i pastori, che erano considerati gli ultimi della società; eppure gli angeli si rivolgono a loro, perché la nostra parte ultima, ciò che di meno nobile è in noi, ciò che ci piace di meno, trovi anche quella parte il suo posto dignitoso.
Di fronte al Figlio di Dio niente deve essere perduto. Allora in questa Notte Santa portiamo la luce della grotta benedetta che è il nostro spazio interiore, illuminiamo le nostre notti, illuminiamo la nostra storia, inginocchiamoci di fronte alla nostra culla, perché il mistero della vita è sempre un grande mistero. Infatti in questa Notte Santa vediamo che Dio, per risolvere i mali del mondo, non manda grandi personalità, non manda eserciti potenti, dona invece un bambino, perché possiamo imparare che le cose si cambiano dal basso: è la nostra povertà che può arricchire il mondo, è la nostra semplicità che può renderlo più bello, è la nostra umiltà che può insegnare qualcosa. Il Figlio di Dio indica questa via semplice a un mondo che sembra non aspettarlo più.
In questa Notte Santa facciamoci portatori di una preghiera che abbracci il mondo intero. Proprio lì dove è nato Gesù c’è bisogno di pace, di riconciliazione, di un minimo di umanità e di senso della giustizia. Non serve aver fatto grandi percorsi religiosi per capire che non puoi ammazzare una vita innocente; e anzi alle volte proprie percorsi religiosi complicati sembrano giustificare la cattiveria dell’uomo. Questa notte Dio si spoglia di ogni ragionamento, di ogni elucubrazione, di ogni potenza divina per mostrarsi nella semplicità di bambino.
Allora spogliamo la nostra mente, approdiamo alla serenità del cuore, pacifichiamoci con la nostra esistenza e facciamo davvero Natale, uno stato nascente, una nascita che ci riguarda. Affidiamoci a questa umanità meravigliosa espressa da Maria e Giuseppe e chiediamo a loro di introdurci nel mistero di questo Dio fatto bambino e ringraziamo il Signore perché siamo qui, ci siamo fermati, siamo venuti a benedire, ad ascoltare, ad ammirare la bontà di Dio. Possa il Signore riempirci il cuore di questa luce e di questa pace e renderci portatori della sua presenza nel mondo intero“.













