“Il mistero della Trinità ci è dato per essere più credibili”

Quella successiva alla Pentecoste è la Domenica della Santissima Trinità, un mistero tanto centrale e importante per la fede cattolica quanto apparentemente così difficile. E proprio su questa apparente contraddizione si è concentrato padre Placido nella sua omelia, per mostrare come in fondo non ci sia chiesto di capire con la mente, ma di vivere questo mistero con il cuore, per non essere solo credenti, ma anche credibili. Ecco le parole del parroco:

“L’Unità e la Trinità di Dio sono il mistero principale della nostra fede. C’è un modo di affrontare questo mistero che è tutto mentale: cercare di capire cosa significhi in se stesso. L’umanità ci si è già cimentata e penso che l’abbia fatto col vertice della sua capacità speculativa in Sant’Agostino, il quale ha lasciato un tomo delle sue riflessioni, il De Trinitate. E all’apice della sua speculazione altissima Agostino conclude dicendo che in fin dei conti diciamo che è trinitario perché sono in tre e che è unitario perché Dio è uno. Insomma: Agostino ammette che questo mistero è troppo grande.

Allora che cosa celebriamo oggi? Forse la disfatta della nostra mente, un mistero incomprensibile? Sempre più vado convincendomi che il mistero della Trinità non ci è stato dato tanto perché fossimo credenti, ma perché fossimo credibili. C’è un modo di onorare la Trinità proclamandosi super cattolici: ‘Credo nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo!’. Chi non ha mai dubbi sulla propria fede dovrebbe preoccuparsi… Agostino piega il capo di fronte a questo mistero, perché c’è un altro modo di guardare questo mistero ed è quello di lasciarsi prendere dentro il mistero di Dio, entrare in comunione con Lui.

Egli non è un Dio solitario, che sta sull’alto di un monte, magari con i fulmini nella mano. Egli è circolarità di amore e non spezza l’unità: l’amore non spezza mai l’unità, ti apre agli altri ma ti rende più pienamente te stesso, mentre ti unisce agli altri, ti unifica, ti rende uno come Lui è uno. ‘Shema Israel, Adonai elohenu, Adonai ehav’, ‘Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno, è unità divina’.

E il Cristo ha mostrato cosa vuol dire appartenere al mistero trinitario: per tutta la vita Gesù è stato l’uomo che ha creato comunità, chiamando alcuni a stare con lui, creando comunità quando partecipava ai pranzi o alle cene, quando parlava alla gente per strada, quando aiutava un povero, quando guariva un malato, quando resuscitava un morto: sempre intorno lui si crea una forza di amore che genera unità e comunità.

Allora questa è la festa in cui dobbiamo decidere se vogliamo essere un po’ più credibili; i credenti di professione ci sono sempre stati e sempre ci saranno: alle volte è quasi commovente vedere persone che hanno abbandonato da anni la Chiesa, che non frequentano più, ma si dicono cristiani e le si sente dire che hanno grande fede… e d’altra parte chi può dire se è vero o no? Dirsi credenti è facile: come faccio a contraddirti? Essere credibile è un’altra cosa: come fai a dire che credi in un Dio uno e trino se intorno a te ci sono continue discordie e litigi e invidie e gelosie? Come fa una comunità a dirsi cristiana se non è capace di vivere insieme, di pregare insieme, di aiutare i poveri, di curare gli anziani e gli ammalati, di avere cura della formazione dei bambini? È inutile che mi dici che sei credente: mostrati credibile e il tuo Dio uno e trino ti apparirà in tutto il tuo splendore!

Ecco che il mistero della Trinità possiamo fare ben di più che cercare di capirlo: possiamo mostrarlo, possiamo viverlo! Possiamo essere persone unificate che creano comunione e comunità! Non è un impegno facile, non è un mistero facile, e infatti è il mistero principale della nostra fede. Non a caso il Cristo è venuto, è vissuto, è morto, è risorto ed è asceso al cielo indicandoci proprio questa via: quando verrà lo Spirito vi farà capire. Ma lo Spirito è già venuto e allora il Cristo sta dicendo: quando lo Spirito verrà dentro di te, quando avrai invocato fino a capire, cioè fino a contenere.

Capire non è questione di testa, ma di cuore: quando avrai pregato e ti sarai svuotato da tutti i tuoi ego, allora lo Spirito potrà entrare in te. È un lavoro che non finirà mai: non si finirà mai di combattere gli ego, perché gli ego sono micidiali, sono sempre lì che ti attaccano; ma quando ti sarai liberato, allora Dio verrà a te e prenderà dimora presso di te. È una promessa di Gesù: l’amore trinitario che entra nel cuore. Da quel momento tu sei la creatura che vive e genere unità e comunità.

Quante belle cose ci insegna la nostra fede! Come si fa a stare lontani da questi testi, come si fa a non andare in chiesa per anni, a non leggere mai il Vangelo, a non pregare mai? Ma come pensiamo che ci possa comprendere questo Dio se siamo sempre occupati da cose materiali e magari ce ne vantiamo pure? Solo lavorare, lavorare e lavorare! Ci vuole lo spazio dello Spirito!

Poi, certo, l’opera di Dio comunque va avanti, che noi lo vogliamo o no. Allora affidiamoci al mistero trinitario, benediciamo il Signore di cuore perché siamo qui oggi ad ascoltare e pregare e usciamo da questa chiesa come persone più unificate, che proprio per questo sono capaci di creare comunione”.