“La santa circolarità della corona di Avvento”

Nella Prima Domenica d’Avvento a Revò ha animato la liturgia il Corpo Bandistico Terza Sponda, che ha così festeggiato la patrona della musica, Santa Cecilia, la cui memoria liturgica si è celebrata il martedì precedente, e ha anche inaugurato il centenario della fondazione, che si compirà tra un anno (1923-2023). L’inizio del Tempo di Avvento e queste ricorrenze hanno portato il parroco a riflettere sul tempo, per scoprire che, per il cristiano, esso non è divoratore, ma viaggio verso un compimento. Ecco le parole di padre Placido:

“L’Avvento ci fa riflettere sul tempo. Per gli antichi il Tempo, Kronos, era un dio terribile, perché divorava i suoi figli. E lo diciamo anche noi: il tempo divora tutto. Ma in realtà il tempo è nostro fratello, è dono, ci permette di spiegare le nostre vele, ci permette di iniziare la navigazione e di proseguirla e di avere nel cuore una meta e, se Dio vorrà, di raggiungerla.

Ecco allora il senso delle candele d’Avvento e della corona con la sua circolarità. Il tempo sempre gira su se stesso con una circolarità che però, grazie alla spiritualità ebraica, ha raggiunto anche una dimensione lineare. Prima, seconda, terza e quarta tappa, il compimento. Non siamo più travolti dalla spirale del tempo, quella rassegnazione per cui tanto le cose nascono e muoiono e tutto è perso. Non è più questa la spiritualità. Adesso si va in una direzione e la prima candela ci dice l’inizio e la quarta già occhieggia il compimento.

Coraggio, avanti! Il tempo di Avvento è caratterizzato da un verbo: vigilare. Attenzione! Ma attenzione a che cosa? Guardiamo, osserviamo. Cosa vediamo? Vediamo un colore nuovo: nella liturgia si usa il viola. Cosa è il viola? È uno sposalizio tra il rosso e il blu, dove il rosso rappresenta la vita, la forza vitale, perché il rosso è il sangue (togli il sangue e togli la vita); il blu è lo spirituale, il divino.

Il divino incontra la vita dell’essere umano. E non la incontra semplicemente affiancandosi all’essere umano, ma ci entra dentro, perché il rosso assume una tonalità diversa, diventa viola, indice già di una comunione tra umano e divino. Ecco cosa accade nel Natale: l’Altissimo si fa piccolo. Scriveva santa Chiara a una sorella: Colui che i cieli non possono contenere abita nella piccola cella del nostro cuore. L’Altissimo diventa vicino, si fa uomo e dà inizio a questo misterioso scambio tra ciò che è divino e ciò che è umano.

Allora questo è un tempo particolare, di attenzione, di valorizzazione. Cosa possiamo portare noi? Un umano consapevole. Il dramma di questi tempi e di ogni tempo è il non essere consapevoli. Sul frontone del tempo di Delfi era scritto: gnoti sautòn, conosci te stesso. Sii consapevole! La vita non si può trascinare! Più la vita è frenetica e più è inconsapevole! Conosci te stesso! Cosa vuoi portare in questo incontro tra umano e divino? Un umano consapevole. Cerca di capire chi sei, cerca di capire a che cosa sei chiamato.

E come si fa luce su questo? Accendi una candela. Qualcuno dirà: ma è solo una candela! Sì, ma prova a stare al buio e accendere una candela e vedrai cos’è una candela. Ecco il tempo pieno di speranza: la santa circolarità della corona d’Avvento ci dice che tutto si compirà, se tu hai fede, se perseveri, se hai pazienza. Per arrivarci ci sono le tappe, quattro momenti, come quattro sono i punti cardinali, le stagioni, le porte della Città Santa, di Gerusalemme. Quattro è il compimento, la completezza e tutto ci insegna che dobbiamo andare lì, verso il compimento.

Come? Gesù ci parla con semplicità e chiarezza: quando stava per arrivare il diluvio gli esseri umani pensavano a divertirsi e a mangiare e bere e farsi i fatti propri e solo gli animali hanno ascoltato l’avvertimento e a coppie sono saliti sull’arca. E anche oggi… vogliamo spremere come un’arancia questa terra? Vogliamo proseguire con questo stile di vita, con questa bramosia che è idolatria? Gli animali invocano la specie umana perché smetta di essere idolatra, le piante invocano un po’ più di rispetto, i minerali ci rimproverano! Francesco d’Assisi trovava un sasso a terra e ricordava la Scrittura: ‘La pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra d’angolo’ e vi riconosceva il Cristo; poi vedeva un lombrico e gli veniva in mente: ‘Io sono verme e non sono più uomo’ e vi riconosceva il Signore. Questa è la sfida della nostra fede, il resto sono sciocchezze: tutto ciò che non è autentico, tutto ciò che non è mistico finirà.

Ma noi siamo pronti. Basta che guardiamo alla nostra banda, che festeggia Santa Cecilia, patrona della musica: in loro abbiamo una colonna sonora importante e non è la stessa cosa ascoltare una musica o un’altra. Sintonizziamoci su qualcosa di livello, portiamo il nostro rosso e Dio metterà il blu e avremo il viola, la musica del silenzio.

Il tempo di Avvento è tempo di silenzio e ascolto. Allora riserviamoci attimi di silenzio, guardiamo le candele dell’Avvento e facciamo il proposito che le luci che accendiamo giungano al compimento nella Santa Notte in cui il Signore accenderà il nostro cuore con la sua pazienza”.