Nella XXXII Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo presenta la parola delle dieci giovani che vanno incontro allo sposo con le lampade accese e proprio della necessità di tenere accesa la lampada e andare incontro ha parlato padre Placido nella sua omelia. Ecco le sue parole:
“Anzitutto cerchiamo di disporre il nostro cuore ad accogliere queste parole come parole del nostro Maestro, come parole del Dio della vita che ci mette nel cuore come sempre un incoraggiamento, una luce sul cammino: non priviamoci della santità di queste parole, non chiudiamo il cuore, non stiamo distratti!
Oggi è anzitutto Paolo che vuole donarci un’immagine bellissima e piena di speranza: ‘Non voglio – dice – che siate tristi come persone che non sanno che cosa accade dopo la morte’. Siamo nel mese dei defunti e la Parola vuole regalarci un’immagine di luce: quando il Cristo tornerà, sia per coloro che sono morti sia per coloro che sono ancora in vita, Egli verrà loro incontro sulle nubi del cielo per un abbraccio che non avrà più fine. Ricordiamocelo che stiamo andando incontro a Colui che viene ad abbracciare la nostra vita, con le tutte le povertà di questa vita, con i nostri limiti e le nostre fatiche; Egli viene per un abbraccio che non si scioglierà più per tutta la vita eterna! Queste parole dovrebbero incoraggiarci, dovrebbero aiutarci a portare la croce con più pazienza, ma soprattutto dovrebbero restituirci il dono che i volti che abbiamo amato in questa vita non ci saranno più tolti.
Questo è già un grande incoraggiamento, ma sentite poi che bello: Paolo dice ‘andremo incontro’ e Gesù nel Vangelo dice ‘arriva lo sposo, andategli incontro’. Quell’incontro è preparato dai tanti incontri della nostra vita, l’atteggiamento di andare incontro è proprio di chi ha fede. Purtroppo spesso noi persone che diciamo di avere fede veniamo rappresentati come persone chiuse, ognuna nel proprio interesse, nel suo proprio gruppetto, nella sua piccola comunità: questo non è un atteggiamento cristiano; l’atteggiamento cristiano è quello di chi è capace di allargare le braccia per andare incontro.
Ma come si va incontro? La parabola delle dieci ragazze ce lo dice. Al tempo di Gesù quelle ragazze costituivano il corteo che doveva accompagnare lo sposo, una bella usanza, i paesi in festa per un matrimonio; e quel corteo diventa tanto più prezioso se lo sposo arriva di notte. Non si apprezza mai la luce di una candela come quando tutto intorno è buio, come quando salta la luce in casa e cerchiamo una candela: come diventa preziosa a quel punto quella piccola fiammella! Questa è la nostra vita: non c’è richiesta di accendere fari, perché chi pensa che la fede sia un faro che illumina tutto non ha capito nulla; la fede è andare nella notte più buia con una lampada, contento e responsabile di quella luce. Se siamo cristiani che si limitano a maledire le tenebre non siamo niente: non maledire le tenebre, piuttosto accendi la tua lampada e soprattutto tienila accesa! Alle volte c’è chi accende la lampada a una festa, magari per un Battesimo o per la Prima Comunione o magari a Natale o a Pasqua: lì sì ci ricordiamo di avere fede… ma la fede è una lampada che va tenuta accesa sempre, nei giorni ordinari e soprattutto quando è buio, perché se ognuno accende la propria lampada ci ritroviamo: mettete dieci, cento, mille lampade insieme e affronteremo la paura e il buio.
Allora perché i cristiani non sanno più illuminare quest’ora oscura dell’umanità? Perché dobbiamo giustificare l’assassinio di bambini e innocenti con la scusa di dire che stiamo andando a colpire i colpevoli? Non si può ammazzare l’innocente dicendo che si voleva ammazzare il colpevole! È una cosa vergognosa che il colpevole non sia punito, ma è mille volte più vergognoso che sia ucciso un innocente con la scusa di uccidere il colpevole e altrettanto vergognoso è sentire che questa cosa viene passata come una cosa normale… ieri vedevo il video di due fratellini palestinesi, uno avrà avuto tre anni e l’altro sei, erano in un ospedale, uno dei pochi che ancora funzionano, erano bendati e feriti e mi ha colpito che non smettevano di tremare come foglie e a un certo punto il bambino più piccolo mostrava al fratello più grande la propria mano bucata e mi sembrava di vedere le stimmate di Nostro Signore e il tremore di quei bambini palestinesi l’ho visto allo stesso modo in un film anni fa nel quale si mostravano gli ebrei che andavano verso le camere a gas. Non importa che tu sia cristiano o palestinese o ebreo: se stai tremando vuol dire che qualcuno ti sta facendo tremare, ti sta facendo del male. E questo male non è mai giustificato. Né puoi dire che siccome ti hanno fatto tanto male ora lo fai agli altri: questa non è certo una logica cristiana, ma nemmeno una logica umana! Non prendiamo le religioni come scusa per le vergogne del nostro egoismo!
È profonda la notte di questo mondo, ma – ripeto – non stiamo a maledire il buio, accendiamo la nostra luce e teniamola accesa, con un po’ di carità, con un po’ di bene, con un po’ di perdono, con un po’ di pazienza: tutto questo tiene la nostra lampada accesa. Cerchiamo allora di tenerla accesa questa lampada e renderemo il mondo meno buio, meno vergognoso, più degno di essere abitato”.