La Domenica di Pasqua padre Placido ha celebrato la Messa in ognuna delle quattro comunità e nella Messa serale ha commentato il Vangelo dei discepoli di Emmaus, per scoprire quanto l’evangelista Luca sia riuscito a cogliere perfettamente l’animo umano, quindi anche il nostro animo. Ecco le parole del parroco:
“Quale meraviglioso dono ci fa San Luca narrandoci, solo lui tra i quattro evangelisti, l’episodio meraviglioso di Emmaus. È un racconto bellissimo che veramente ci è di grandissimo aiuto.
Mettiamoci anche noi in cammino con questi tre personaggi, di cui due evidentemente siamo noi, i due discepoli di cui non sappiamo il nome; ed è interessante notare che anche Emmaus, a detta di molti studiosi, non è stato ancora trovato, anche se Luca dice che era un villaggio distante circa undici chilometri da Gerusalemme; eppure non si riesce a trovare evidenza archeologica di questo villaggio… cosa vuol dire? Significa che Emmaus è ogni posto, è quel posto dove stiamo andando io e te, perché in ogni luogo Gesù ci fa compagnia nel nostro cammino.
Come camminano i due discepoli? Luca era medico, ma non risulta che fosse psicologo e psicoterapeuta, però descrive perfettamente l’animo umano. Dice che i due discepoli stavano discutendo fra loro. Ed è nel mezzo di quella discussione che Gesù si accosta e comincia a camminare con loro ed è lui che interpella: che state facendo? Se venisse il Signore quando parliamo tra di noi cosa ci direbbe? O ancora di più: cosa ci direbbe se venisse quando parliamo noi con noi stessi, nel mezzo di questo chiacchiericcio mentale ininterrotto che ci portiamo dentro? Dovremmo imparare a fare silenzio e dire basta! Cosa continui a rimuginare?
I due discepoli sono anche un pochino arrabbiati e tristi e si buttano addosso l’un con l’altro la loro delusione e lo fanno anche con quello straniero: solo tu sei così forestiero da non sapere cosa è accaduto a Gesù di Nazareth? Quante volte nella nostra preghiera spieghiamo a Dio come dovrebbe fare le cose, diciamo a Dio che non sa chi è Dio! E tante volte anche noi preti parliamo come se avessimo Dio in tasca, diciamo a Gesù: tu non sai cosa è accaduto! Raggiungiamo vertici davvero ridicoli! Ma il Maestro ha pazienza e non si mette subito a spiegare, ci chiede di raccontargli cosa è successo. Alle volte fa bene anche nella preghiera portare la nostra versione dei fatti, perché se poi provi a tacere tante volte i fatti cambiano, proprio come quando si parla insieme a qualcun altro e si dovrebbe provare a considerare la versione dell’altro, si dovrebbe tentare di guardare le cose dal suo punto di vista, si dovrebbe fare abbastanza silenzio da permettergli di dire qualcosa.
In questo Vangelo, in questo incontro, in questa conversazione c’è tutto questo, c’è la natura umana. E così quei due discepoli spiegano a Gesù che Gesù era un profeta potente, che aveva fatto grandi segni, ma poi l’hanno crocifisso e così loro, che speravamo che fosse lui a liberarli, ora che sono passati tre giorni e nulla è successo sono ormai delusi. Anche noi spesso non perdoniamo al Signore di essersi mostrato debole. Le divinità inventate dagli uomini sono sempre potenti e anche prepotenti e anche noi abbiamo descritto un Dio potente e prepotente, tant’è che abbiamo seminato sensi di colpa e paura e rabbia e gelosie e cupidigie, anche nel cristianesimo… come abbiamo fatto? Non lo so, eppure ci siamo riusciti!
I due discepoli sono delusi, anche se sanno tutto: riferiscono a quello straniero che alcune donne li hanno sconvolti, perché hanno riferito di essere andati alla tomba e di non averlo trovato e di aver visto anche alcuni angeli che hanno detto che è vivo. Ma anche noi, nuovi discepoli di Emmaus, di cos’altro abbiamo bisogno per credere? Comincia a fidarti degli angeli! E impariamo anche che Gesù, l’autentico Maestro, non segue il nostro consenso, tanto che è in grado anche di cantartele: ma non credete alle parole dei profeti? Ma non era necessario che il Cristo soffrisse per entrare nella sua gloria? E con una pazienza infinita Gesù spiega tutto quello che nei profeti si riferiva a lui… magari avessimo questa omelia di Gesù, che si mette lì, sta con noi e spiega tutti i punti in cui nella Scrittura si parla di lui!
Alla fine Gesù fa come se dovesse andare più lontano, fa finta di dover andare oltre perché sia tu a decidere se vuoi che stia lì oppure no… vogliamo liberare questa gente? Vogliamo che decidano? Vogliamo che finalmente anche nelle famiglie si scelga di educare i figli cristianamente senza che sia un’imposizione dal di fuori? Comunque è proprio quando Gesù finge di dover andare oltre che i discepoli di Emmaus lo fermano: resta con noi! Ed egli entra per rimanere con loro e solo a tavola, quando spezza il pane, ai discepoli si aprono gli occhi. ‘Ma egli sparì dalla loro vista’: significa che se n’è andato? No, significa che è rimasto in un modo diverso, nel pane e nel vino consacrati, nel calore che aveva messo loro nel cuore, nella Parola che aveva detto. Quando usciamo di chiesa Gesù rimane con noi, rimane in questa forma, che è una forma molto più vera, perché finché ce l’avevano vicino non si erano accorti di niente, invece quando lui spezza il pane si aprono gli occhi ai discepoli.
Discepoli benedetti di Emmaus, fratelli cari e increduli! Perché non vi siete fermati al calore del cuore che ardeva nel sentirlo parlare? Perché avete continuato a bisticciare e a darvi addosso anziché stare col calore del cuore? Stiamo nel calore che il Maestro accende in noi e vedremo che non staremo a discutere con i fratelli e i nostri occhi si apriranno!”.