Nella XVII Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo propone l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che padre Placido ha letto rapportandolo come sempre a noi e alla nostra debolezza e pochezza, che però il Signore moltiplica e rende forza. Ecco le parole del parroco:
“Ci dedichiamo pochi minuti per noi, per ognuno di noi: ognuno senta questo tempo santo che si apre, il rito ci mette in contatto con il tempo eterno, con una dimensione altra, se noi adesso preghiamo bene è come se passassimo alla riva altra con Gesù, come dice il Vangelo, ‘passarono all’altra riva’, dalla riva della preoccupazione, dei bisogni, delle paure, alla riva in cui Dio è Dio ed è tutto in tutti ed è risposta profonda e silente ad ogni domanda, ad ogni necessità.
Veramente visualizziamola questa mano di Dio che abbiamo invocato nel salmo: ‘Apri la tua mano, Signore’. Vediamo questa mano di Dio, la immaginiamo grande, eterna e materna. E non solo la adoriamo, ma ci affidiamo a lei, la baciamo con riverenza: la mano del Signore è aperta per noi e nella mano di Dio troviamo ciò che è necessario ad ogni vivente, Egli ci è di conforto, di sostegno, di riparo, a volte di monito, quella mano ci trattiene dal fare il male, ci esorta e ci spinge sulla via del bene. Ecco il nostro rapporto con la mano di Dio, la sentiamo vicina, calda, forte, ferma, ma al tempo stesso la sentiamo ricca di affetto, di incoraggiamento, di protezione e in questo nostro stare nella mano di Dio troviamo il senso profondo. Quando diciamo superficialmente che siamo nelle mani di Dio, in realtà ci consegniamo davvero alla mano di Dio, siamo nella mano di Dio, io sono nella mano di Dio e lì c’è ciò che mi è necessario e sufficiente, lì non manca nulla.
Ma – noi lo sappiamo – la mano di Dio è la mano del Cristo, che riceve il poco che siamo e lo moltiplica: c’è qui un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesciolini… cosa sono? Se sono tutto quello che hai usa ciò che hai; la più grande tentazione è pensare di dover fare cose grandi per il Signore, mentre invece bisogna affidargli le cose piccole, che lui rende grandi. Ecco il miracolo della moltiplicazione: tutto cresce per essere donato, anzi cresce se viene donato. Non a caso è il profeta Eliseo a compiere il primo segno, perché ci vuole un cuore che si fidi di Dio e si metta nelle sue mani. Affidàti alla mano di Dio, donando il poco che siamo, diventiamo bene per i bisogni dell’umanità e la sovrabbondanza che resta sono pezzetti raccolti dell’amore di Dio, perché nulla andrà sprecato, anche le briciole della nostra esistenza, lì dove ci è sembrato di aver fatto così poco, anche quelle briciole sono raccolte da questo amore infinito e un giorno ci saranno mostrate e vedremo che nulla è andato perduto, né un sospiro, né una lacrima, né un sorriso, nulla di ciò che ci è stato affidato con fiducia e semplicità. In un attimo di silenzio affidiamo tutto, ma proprio tutto, a questo amore immenso di Dio”.