Nella XIX Domenica del Tempo Ordinario Gesù torna a insistere sul fatto che è lui il pane vivo che discende dal Cielo; ma quest’anno questa domenica cade anche nel giorno in cui la liturgia ricorda santa Chiara d’Assisi e proprio su questa concomitanza si è concentrato padre Placido nella sua omelia, sottolineando quanto e come dovremmo confidare nell’Eucaristia. Ecco le parole del parroco:
“Come insiste Gesù sul tema del pane di vita, come è determinato nel dire: ‘Io sono il pane vivo disceso dal cielo e chi mangia di questo pane ha la vita eterna’! Ma allora come dobbiamo mangiare questo pane?
Una preziosa indicazione ci viene dalla prima lettura e cioè dal profeta Elia, il profeta di fuoco, colui che sempre deve tornare: ‘La gente chi dice che io sia?’ chiederà un giorno Gesù; gli risponderanno: qualcuno dice che tu sei Elia. Elia è un uomo che ha molto sbagliato, al punto da uccidere pensando di farlo per la gloria di Dio; solo poi si rende conto che da quella violenza è nata solo altra violenza e che sarebbe stato meglio che con lui fossero finite tutte le violenze di matrice religiosa… Elia aveva ucciso i falsi profeti ottenendo solo odio; e un uomo così si sente dire che per la correttezza morale che ha, essendosi reso conto del suo errore, può cambiare. Sta un giorno intero nel deserto e si accascia, ma ecco che vede un misterioso pane e dell’acqua. Ci saremmo forse aspettati il pane e il vino, ma l’acqua non era ancora stata trasformata in vino a Cana e l’acqua è segno della nostra pochezza che il Cristo assume per trasformarla nell’ebrezza dello spirito. Allora questo pane e quest’acqua rendono l’uomo di Dio confortato e consapevole e fanno ritrovare speranza. Infatti Elia cammina quaranta giorni e quaranta notti fino al Monte di Dio e lì Elia capirà che Dio non si manifesta nel fragore del tuono o nella scossa del terremoto o nel vento impetuoso, bensì nel mormorio di un vento leggero pieno di rugiada.
Noi oggi ci chiediamo come ricevere l’Eucaristia… quando senti che hai sbagliato tutto, quando ti rendi conto di quanto profondamente ti sei condannato, allora il pane di vita ti fa ritrovare la forza e le ragioni del tuo cammino. Si riparte da lì, senza tornare sempre indietro agli errori, senza rivangare quello che abbiamo sbagliato: riparti dal pane di vita, non dal tuo passato! Il pane pone un limite alla nostra miseria e ci dice: coraggio, da qui riparti!
Non meno di Elia confidò in questo pane anche santa Chiara d’Assisi, che festeggiamo oggi. Era il 1240 quando, alle pendici della collina su cui stava il convento di San Damiano, arrivarono i saraceni. Chiara aveva 47 anni e già da anni era a letto malata. Le consorelle disperate andarono al capezzale di questa donna inferma e le dissero: ‘Madre, siamo perdute!’. Chiara, rendendosi conto della sua infermità, chiese alle sorelle che andassero a prendere il tabernacolo e lo ponessero sulla porta che dava verso l’esterno del convento. Lì si fece portare anche Chiara, che si lasciò cadere sul tabernacolo e pregò il Signore e una voce di bambino si udì: era Dio che assicurava la sua protezione per il convento; ma Chiara volle chiedere di più e invocò protezione e salvezza anche per Assisi e sempre la voce di bambino la rassicurò. E ancora oggi il Comune di Assisi celebra la festa della liberazione dalle orde dei saraceni.
Così si dovrebbe confidare nell’Eucaristia: non avere fiducia nell’Eucaristia perché siamo bravi e siamo qui e veniamo in chiesa e facciamo la Comunione… dovremmo avere fiducia nell’Eucaristia perché quando ogni altra porta sembra chiusa Dio apre per te la porta della sua misericordia. Ringraziamo Chiara e il profeta Elia per la loro grande testimonianza”.