“Non puoi possedere la verità, solo puoi e devi lasciarti afferrare da lei”

Santo Stefano è titolare e patrono di due delle parrocchie della nostra Unità Pastorale, Revò e Cloz; così, nelle Messe del 26 dicembre, partecipatissime dai fedeli venuti a onorare il patrono, padre Placido ha parato direttamente a loro, ricordando che sono parte di una storia millenaria. Ecco le parole del parroco:

“Colpiscono le ultime parole di Gesù nel Vangelo di questa festa di Santo Stefano: il fratello farà morire il fratello, il padre contro il figlio, i figli contro i padri… ebbene, questa celebrazione è l’antidoto a questa guerra in famiglia, perché oggi, onorando il vostro patrono, voi onorate i padri e le madri che vi hanno consegnato questa fede, questa tradizione e così risanate ogni vincolo nella luce di quel perdono che Stefano ci testimonia. Qualche volta sorge in una famiglia una persona illuminata che guarisce anche ciò che c’era prima, che fa in modo che si interrompano certe catene di sofferenza o di rabbia o di gelosia o di vendetta, perché qualcuno porta all’interno la pace, dona una linfa buona alle radici, una linfa che illumina.

Voi onorate la radice santa del primo martire, uomo santo chiamato con altri sei a una diaconia, cioè un servizio. La prima comunità si concepiva come una comunità estremamente concreta, i cristiani venivano riconosciuti perché si volevano bene, avevano un solo pane che condividevano e non si trattava solo del pane celeste, ma anche di quello terreno. E Stefano viene scelto come uomo generoso che può ben provvedere alle necessità materiali, ma quando si onora la materia poi si riceve anche il dono dello spirito, mentre quando si pensa di partire con lo spirituale spesso ci si dimentica delle cose concrete.

Infatti dal servizio alle mense Stefano trae quell’umiltà e quella forza che gli servono per compiere il servizio della parola e il suo parlare diventa irresistibile. Abbiamo sentito nella Prima Lettura che tutte le varie sinagoghe e i cosiddetti sapienti gli saltano addosso: cosa vieni a dirci? perché seguire questo eterodosso Messia da niente che si è fatto mettere in croce dai romani? cosa vieni a dirci? che dobbiamo andare dietro a quello lì e perdere tutto? Ma erano così incapaci di prevalere con i discorsi che, come spesso accade, prevalsero con la violenza… quanto spesso le religioni, non sapendosi parlare, passano alla violenza! Qualche anno fa, in Assisi, i vari capi delle religioni riuniti da San Giovanni Paolo II si chiesero in che lingua parlare e alla fine capirono che l’unica lingua comune era il silenzio e stettero tutti zitti. Purtroppo invece spesso se non si hanno argomentazioni si passa alla violenza e chi è più forte pensa di far prevalere la verità con la forza, perché pensa di avere la verità.

Attenzione: questo è un rischio anche per noi. Nessuno ha la verità. La verità è come la luce: come puoi metterti la luce in tasca? Il massimo che puoi fare è esporti alla luce, essere illuminato; per la verità è la stessa cosa: non puoi possedere la verità, solo puoi e devi lasciarti afferrare dalla verità e allora quella luce diventa irradiazione di calore e di vita e di pace e di benevolenza e ti lascia tranquillo, perché non è qualcosa di tuo, è qualcosa che viene e tu cerchi di donarla senza interferenze esterne.

Stefano fa questo ed è talmente limpido in questa sua testimonianza che arriva a concludere: Signore, non imputare loro questo peccato. Sono parole a immagine di Gesù. Certo bisogna notare che il Maestro non ha detto di non imputare loro questo peccato, bensì: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno; Gesù è così perfetto che non dice che hanno peccato e di non imputarglielo, ma afferma che non si rendono conto di avere peccato e per questo chiede che siano perdonati. Però Stefano è benedetto e dice parole molto vicine a quelle del Maestro. E onorando lui onorate il Maestro e anche la parte più vera di questa comunità e anche la parte più vera di voi stessi. Stiamo attenti a non voler mettere altri fondamenti, a non voler cercare altre radici e anche a non pensare che tutto è cominciato da quando siamo nati noi: avrai una grande serenità quando ti sentirai parte di una storia che continua da millenni, con forza e con calma. E questo è il messaggio che dobbiamo dare anche ai nostri giovani: siete parte di qualcosa di grande che viene da lontanissimo e andrà lontano se sapremo camminare insieme.

Questa è la promessa che oggi Stefano ci fa e noi onoriamo Stefano come fratello nella fede e come colui che ancora oggi sa motivarci, ottenerci grazie e perdono ed essere esempio luminoso, soprattutto per la nostra comunità di cui è patrono”.