Questa settimana la Messa del giovedì a Revò, consuetamente dedicata all’approfondimento spirituale a partire dalla Scrittura, ha coinciso con la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Padre Placido ha voluto mantenere comunque le letture del Tempo Ordinario, in particolare con la creazione della donna nella Genesi (Gn 2,18-25): in essa il parroco ha trovato infatti un perfetto commento proprio al ricordo delle apparizioni a Lourdes.
“Quella di Nostra Signora di Lourdes – ha esordito padre Placido – è un’immagine semplice, che evoca un mondo mistico, spirituale, dove le cose entrano nella luce vera, acquistano il loro vero significato“.
La Madre, a Lourdes, ci spinge insomma ad aprire gli occhi: “Dovremmo renderci conto che agiamo, giudichiamo, ci muoviamo quasi sempre vedendo le cose in una luce mondana: se questo mondo va come va è perché non è capace di leggersi alla luce di Dio“.
Sembra un circolo chiuso, da cui non si può uscire; ma in realtà la via d’uscita c’è: “Cambiare la luce sotto la quale vediamo le cose è possibile, e per noi credenti è anzi doveroso, e qui ci aiuta la pagina della Genesi proposta dalla liturgia: essa ci fa tornare alle origini, perché sempre il cammino spirituale si connota per un ritorno alle origini, abbiamo sempre bisogno di ritornare piccoli, e in questo momento della Creazione vediamo proprio l’uomo appena uscito dalle mani di Dio, appena tratto dalla polvere della terra, appena impastato dall’amore di Dio”.
Quel che è curioso notare è che, per la prima volta, Dio sia insoddisfatto: “Dio qui rivela un limite: per la prima volta Dio, che di fronte alle proprie creature aveva sempre detto di aver fatto una cosa buona, qui dice che c’è qualcosa che non è buono, c’è qualcosa che non va, e ciò che non è buono è che l’uomo sia solo“.
L’uomo ha bisogno di un aiuto, e questo permette a Dio di rivelare pienamente il suo modo di fare: “Dio agisce, crea la donna, e così facendo esprime la definitiva condanna di ogni spiritualismo: non si può semplicemente dire al fratello o alla sorella che soffrono di pregare, e così andrà tutto bene; lì c’erano Dio e Adamo, e Dio capisce di doverlo aiutare, e si preoccupa di aiutarlo, cioè di creare qualcosa che possa aiutarlo: se sei come il Padre ti inventi qualcosa, la crei per aiutare il fratello e la sorella, come fa una buona madre di famiglia, che sa che se c’è tensione non basta aspettare che passi, ma magari prepara un buon pranzo, cerca di fare qualcosa di concreto, cerca di aiutarti nella tua solitudine”.
Ecco la radice di ogni mancanza, di ogni tristezza: la solitudine: “C’è una radiazione nell’universo – ha raccontato padre Placido – e questa radiazione, ci dicono gli scienziati, è la traccia della prima esplosione, il Big Bang; allo stesso modo nell’universo spirituale c’è una radiazione che riporta all’originale solitudine del cuore umano, quella di Adamo, la sua fatica, e il bisogno dell’altro“.
A questa solitudine risponde Dio, e lo fa con concretezza piena: “La prima cosa che fa il Signore Dio sono gli animali: Dio crea gli animali prima di tutto perché l’uomo si senta meno solo. Questo però non basta, ed ecco allora una nuova creazione: ‘Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo’ (Gn 2,21-22)”.
Qui avviene la vera svolta: “Il futuro dell’umanità è questa donna, tratta dall’uomo, ma vicino al suo cuore, non dalla testa perché si sentisse superiore e nemmeno dai piedi perché fosse inferiore, ma vicino al cuore, a pari dignità. Dio la conduce all’uomo, e Adamo, davanti a lei, finalmente parla: la prima parola di Adamo è un canto in onore di Eva: ‘Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne’ (Gn 2,23)”.
Quella prima donna, Eva, ci riporta inevitabilmente alla nuova Eva, Maria, che a Lourdes si disse ‘Immacolata Concezione’: “Eva veniva condotta da Dio all’uomo; la nuova Eva, la Vergine Maria, conduce l’uomo a Dio. Lei è la Madre, colei che riporta all’origine, che ci permette di ritornare piccoli per entrare nel regno dei cieli”.
Di qui la preghiera finale di padre Placido: “Cerchiamo di sentire come da Maria ci viene la conferma di tutti i grandi messaggi lanciati dalla Scrittura: chiediamole di aiutarci a tornare piccoli, per riconoscerci bisognosi dell’altro, bisognosi di Dio!”.