“Si sente con l’orecchio, ma si ascolta con il cuore”

Come ogni giovedì, anche nella Terza Settimana di Quaresima padre Placido alla Messa ha invitato a fermarsi un po’ più del solito a riflettere sulla Parola di Dio offerta dalla liturgia, che “oggi – ha detto il parroco – ci dona un bel percorso spirituale che possiamo fare tra le letture e il tema è quello dell’ascolto, dal profeta Geremia che parla di un popolo che non sa più ascoltare la voce di Dio, a Gesù che scaccia un demonio muto”.

Per percorrere questo cammino nella Parola di Dio, padre Placido è partito dall’inizio della vita di ciascuno: “Noi tutti abbiamo cominciato a parlare dopo mesi o addirittura anni che ascoltavamo soltanto, senza essere capaci appunto di parlare; da bambini sentiamo già quando siamo nel grembo materno, ma prima di riuscire a dire anche soltanto una parola sensata quanta fatica dobbiamo fare!”.

Partire da questa constatazione è tutt’altro che allontanarsi dal centro del discorso, e anzi significa cogliere pienamente il punto: “Secondo l’ordine della natura, dunque, prima ascoltiamo e poi parliamo, la parola nasce dall’ascolto, perché se nessuna parola è stata accolta nessuna parola può essere nemmeno proferita; ebbene, ciò che accade nell’ordine di natura accade anche nell’ordine spirituale: se non si ascolta la voce non si può dire niente di sensato. Il problema è che ciò che è evidente per i bambini, per noi, che siamo cresciuti e bambini non vogliamo esserlo più (anche se Gesù ci ha detto che dobbiamo tornare bambini), non è così chiaro, perché abbiamo la pretesa di dire tante cose senza ascoltare mai”.

La cosa, purtroppo, è comune anche nella Chiesa: “È impressionante sentire quello che dicono alcuni cristiani cattolici, a volte anche sacerdoti, che gridano contro Papa Francesco le peggiori accuse, e quando poi si va ad ascoltare davvero la sua parola ci si chiede: ma come fanno a dire quello che dicono? non l’hanno ascoltato? come fanno a dire che i suoi discorsi sono da organizzazione non governativa, quando invece parla sempre di spirito, di cammino spirituale, delle insidie del diavolo, verso cui continua a metterci in guardia, raccomandandoci di non parlargli, di non scendere a patti con lui, di non dargli ascolto, perché cambia la realtà facendoci credere cattivo ciò che è buono e buono ciò che è cattivo?”.

L’ascolto è dunque il primo passo necessario per il cristiano; ma bisogna capire cosa significa davvero ascoltare: “Ci viene in aiuto il salmo responsoriale quando ci fa ripetere: ‘Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore‘. Che senso hanno queste parole? Non sono forse i duri d’orecchio quelli che non ascoltano? E allora cosa c’entra il non indurire il cuore? Attenzione: si sente con l’orecchio, ma si ascolta con il cuore. Ecco perché ha senso esortare ad ascoltate la voce e a non indurire il cuore: quante cose sentiamo e quanto poche ne ascoltiamo! E il rischio è che più le cose che sentiamo sono frivole sciocchezze, e più vi si presta ascolto; mentre più sono vere, e per questo magari danno un po’ fastidio, e meno si è disposti ad ascoltare”.

A questo punto ci si può chiedere: come fare a scegliere ciò che va ascoltato? “Bisogna stare attenti a fare un buon discernimento, a che cosa presto orecchio e a che cosa porto nel mio cuore. Alle volte infatti ci si trova col cuore pieno di caos e confusione e così non si riesce a fare silenzio e si è sempre distratti, e ogni volta che ci si mette a pregare dopo pochi secondi si è già con la testa altrove. Qui è necessario chiedersi: cosa hai fatto entrare nel cuore? perché l’hai reso il deposito di ogni sciocchezza? I mercanti non vanno fatti entrare nel tempio del cuore, e se sono entrati vanno cacciati via”.

Come è ormai evidente, dunque, anche queste parole della Scrittura sono tutt’altro che lettera morta: “Come ho già detto altre volte – ha spiegato padre Placido – c’è un modo di leggere il Vangelo che lo anestetizza: Gesù ha guarito un muto? Che bravo è stato! E tutto finisce lì. Il vero atteggiamento di fronte al Vangelo è invece un altro: Gesù ha cacciato un demonio muto? Forse c’è bisogno anche oggi che Gesù cacci anche da noi i demoni muti! In altre parole: di fronte a evidenti oltraggi dell’onestà e della giustizia e della verità e della carità, siamo capaci di dire una parola contraria? Com’è che accadono nefandezze e nessuno ha il coraggio di proferire parola? Com’è che sulle sciocchezze non senti altro che chiacchiericcio e sulle cose vere tutti tacciono?”.

Di qui la conclusione di padre Placido: “Vedete allora come è importante pregare anche oggi che Gesù cacci via da noi il demonio muto? E vedete anche quant’è importare ascoltare la Parola del Signore? Alcuni sostengono che l’importante è che la predica duri poco e non dia fastidio, che la Messa non cambi niente, che uno esca dalla chiesa così come è entrato: è proprio in questo modo, però, che si resta col proprio demonio muto! Com’è preziosa invece la Parola di Gesù se stiamo ad ascoltarlo! Anche perché dovremmo chiederci in conclusione: se queste cose non ce le dice Gesù, il nostro Maestro, chi ce le dice?”.